La storia

Fedele Marrano, il ricordo del fratello Antonio: «Era nato per il mare»

Nicola Palmiotto
Il cadetto Fedele Marrano
Stamattina alle 11 l'intitolazione del largo sul lungomare Marina Italiana al cadetto scomparso 40 anni fa in una tragedia aerea. «Mio fratello meritava questo memoriale»
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«Fedele era nato per il mare, io l’ho sempre visto così. Fosse stato per lui avrebbe vissuto sempre in mare. Proprio questo amore l’ha spinto ad entrare in Accademia». Antonio Marrano descrive così il fratello Fedele, cadetto dell’Accademia navale di Livorno scomparso a soli 20 anni in un incidente aereo. Alla memoria dell'allievo ufficiale giovinazzese stamattina verrà intitolatao un largo del lungomare Marina Italiana, su cui è stata installata una lapide che guarda verso il mare.

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La tragedia del monte Serra

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Era il 3 marzo 1977 quando Fedele, insieme a 38 cadetti e sei membri dell’equipaggio, perse la vita nella tragedia aerea del monte Serra in Toscana. I militari erano a bordo di un C-130 che dopo 5 minuti dal decollo dall’aeroporto di Pisa si schiantò sulle pendici della montagna. Per fare luce sull'incidente furono aperte due inchieste, una civile e una militare, che non sono riuscite a chiarire perfettamente i contorni della vicenda. La Procura della Repubblica in seguito ha archiviato il caso.

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«Ricordo ancora perfettamente quel giorno come se fosse ieri», sospira Antonio, 55 anni, che al momento dell’incidente ne aveva 15. Antonio, che da 22 anni vive a lavora a Bologna, è il più piccolo dei tre fratelli. Fedele era il più grande, poi c’è Vincenzo che abita a Como.

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«Ero in casa con mia madre – prosegue Antonio-, papà lavorava in fabbrica alle Afp e quel giorno aveva il turno dalle 14 alle 22. Mia madre faceva la sarta, quindi stava in casa e di solito guardava il telegiornale. Quel giorno però aveva la tv spenta. Fu mio zio a portarci la notizia. Mia madre capì subito, le bastò guardarlo in faccia. Subito dopo andarono a prendere papà dal lavoro e salirono su un pullman diretto a Livorno, su cui a bordo c’erano i parenti degli altri cadetti scomparsi. Anni dopo mi hanno raccontato che mio padre chiese che gli fosse aperta la bara per guardare suo figlio per l’ultima volta, ma non glielo permisero».

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Il 5 marzo a Livorno si tennero i funerali di Stato alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, di fronte ad una folla oceanica. Esequie che poi furono replicate anche a Giovinazzo. «Il funerale fu celebrato nella chiesa di San Domenico – ricorda Antonio-, la piazza era gremita di persone».

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Dopo la tragedia i famigliari dei cadetti si sono riuniti in un'associazione che ha il duplice scopo di ricordare i caduti e di evitare che tragedie simili possano ripetersi. Il 3 marzo del 1979 sul luogo dell'incidente fu eretto un sacrario a perenne ricordo delle vittime. 

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Il ricordo: «L'Accademia il sogno che non è riuscito a coronare»

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«Fedele ha sempre vissuto per il mare, amava la Vespucci – spiega Antonio -. Ma entrare in Accademia fu difficilissimo. Lo stesso fu restarci: era molto dura. Ricordo il giorno del giuramento, lui era un po’ l’amico di tutti. L’Accademia è sempre stato il suo sogno che però non è riuscito a coronare».

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Il memoriale

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Quaranta anni dopo la sua scomparsa, a Fedele Marrano sarà intitolata una parte del lungomare Marina Italiana nei pressi della cala "Monaci". Lì è stata piazzata una lapide su cui è vergata una poesia, omaggio di Gaetano Natalicchio, giornalista giovinazzese parente dei Marrano. Stamattina a partire dalle 11 si terrà la cerimonia di intitolazione. 

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«Mio fratello meritava che ci fosse un monumento dedicato a lui – aggiunge Antonio -. Non smetterò mai di ringraziare l’amministrazione e l’Anmi. L’unico rammarico è che mia madre non abbia fatto in tempo a vivere questo giorno perché è scomparsa un anno fa e mio padre, che ha 87 anni e vive a Como, è troppo anziano per essere presente». 

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mercoledì 22 Marzo 2017

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