Cronaca

Volpe: la campagna elettorale affronti l’emergenza mafia

La Redazione
Tribunale
Raggiunti risultati importanti nella lotta contro i clan
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Dopo 44 anni di onorato servizio ed a poche settimane dalla pensione il procuratore della Repubblica, Giuseppe Volpe, racconta la città che ha osservato nei sei anni e due mesi in cui ha guidato gli uffici giudiziari inquirenti del capoluogo.

Un periodo intenso in cui in cui si sono ottenuti numerosi risultati, nella lotta alla criminalità comune e organizzata, lasciando al suo successore – non ancora designato dal Csm, il Consiglio superiore della magistratura – una Procura che per dirla con le sue parole “non è più fatta di prime donne e primi uomini, ma di magistrati che collaborano tra loro e hanno trovato nella sinergia un valore aggiunto”.

Alla domanda di come sia cambiata in questi sei anni la città di Bari dice “credo sia cambiata in parte la società civile. C’è stato un impegno dinamico delle associazioni e anche una parte dell’imprenditoria ha fatto il suo dovere, cominciando a denunciare le pressioni della criminalità. Questo ci ha consentito di ottenere risultati importanti a Japigia, Libertà, San Paolo”.

Ed ancora “i baresi tendono a ignorare il problema mafia. In città se ne parla poco perché è più comodo fingere che non ci sia. Anche in campagna elettorale, purtroppo, sull’argomento mafia c’è un silenzio tombale. Da parte di tutti”.

Rispetto al problema dell’edilizia giudiziaria il suo parere è che “abbiamo fatto un buon lavoro nonostante le condizioni in cui operavamo siano state spesso difficili sia per l’assenza di una sede adeguata sia per la carenza di organico, che nel personale amministrativo e di cancelleria sfiora il 40 per cento. Serve un’iniziativa forte dei parlamentari baresi per l’edilizia giudiziaria, magari congiunta tra tutti gli schieramenti. Se facessero pressione sul ministero, una soluzione si troverebbe».

Lascia la magistratura dopo 44 anni, in un momento in cui è travolta da scandali a livello nazionale ma anche locale: di pochi giorni fa è la condanna dell’ex pm tranese Antonio Savasta, di un paio di mesi fa l’arresto del procuratore Carlo Maria Capristo.

“Il fatto che queste situazioni siano venute alla luce dimostra che la magistratura ha al proprio interno gli anticorpi per reagire a eventuali fatti illeciti. Proprio grazie a questi anticorpi è stato messo a capo della Procura di Trani un magistrato integerrimo e di esperienza come Renato Nitti. E, nello stesso modo, quando il procuratore aggiunto Francesco Giannella era facente funzioni a Trani, relazionò alla Procura generale di Bari su possibili irregolarità commesse da altri magistrati, consentendo l’avvio delle indagini di Lecce”.

Sulle elezioni dice che la Procura e le forze dell’ordine sono vigili. “Non posso parlare di indagini in corso, ma la nostra attenzione è alta. Anche perché alle precedenti elezioni regionali il clan Di Cosola comprò voti e anche in passato abbiamo avuto esempi di parlamentari eletti grazie alla mafia. Il voto di scambio non è fenomeno estraneo al contesto barese”.

Anche perché questo del post Covid è un momento di grande difficoltà economica, considerato che “ulteriori fragilità hanno determinato un contesto in cui è più facile pescare. In prefettura con le forze dell’ordine abbiamo discusso dei flussi di denaro legati all’emergenza Covid, del rischio usura e riciclaggio: anche sul punto la nostra attenzione è massima”.

Sulla successione non si sbilancia, “ci sono 11 concorrenti molto validi, ma temo che i tempi della nomina non saranno brevi e che bisognerà aspettare l’anno prossimo. Nel frattempo la Procura è affidata a Roberto Rossi, che ha l’esperienza necessaria per guidarla”.

mercoledì 22 Luglio 2020

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