«L’aggettivo “mafioso” non è termine sfuggito o usato a sproposito, ma come è ampiamente documentato, come riportano gli articoli di stampa provinciali e nazionali, si riferisce a un perimetro specifico dell’indagine in corso». Così scrive in una nota il Comitato per la salute pubblica. Il riferimento è agli arresti di metà giugno che hanno visto coinvolti anche due rappresentanti delle forze dell’ordine. I militari, insieme agli altri due soggetti, «sono perseguiti – scrive il Comitato e come risulta dalle disposizioni di restrizione – per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio». Reati di non poco conto che al momento sono ipotizzati, ma che lasciano tracce pesanti. La stampa quotidiana nazionale e provinciale sta continuando a pubblicare le risultanze sulle indagini dell’associazione malavitosa che – con la partecipazione anche di alcuni Carabinieri – avrebbe movimentato negli ultimi anni buona parte della scena criminale a Giovinazzo. Le indagini ancora in corso e i futuri processi chiariranno la natura dei processi che hanno investito in modo così devastante la nostra comunità. E chiariranno anche fino a che grado di organizzazione – mafioso o meno – fosse giunto il legame criminoso tra gli indagati e i loro complici o sodali. «A Giovinazzo – scrive ancora il Comitato – non si sarebbe solo verificato un connubio temporaneo e contro natura tra esponenti delle forze dell’ordine e soggetti di comprovata caratura criminale. I caratteri del sodalizio sarebbero stati tali da fungere non solo da copertura di episodi criminali, ma in alcuni momenti sarebbe stata tessuta una vera e propria rete criminale». Dalle indagini risulterebbero specifici episodi criminosi, come «il depistaggio a danno di un innocente nel caso degli incendi multipli di autovetture, o il pestaggio organizzato di alcuni personaggi o ancora, l’organizzazione di finti incidenti stradali. Il tutto scoperto non solo per le confessioni di pentiti, ma anche sulla base di indagini specifiche o addirittura per l’attivazione stessa di esponenti della magistratura». Il Comitato si dice preoccupato, come tutti i cittadini che hanno sempre creduto nell’operato delle forze dell’ordine. «Non vi è alcuna ragione per minimizzare. Solo comprendendo davvero quale è la posta in gioco, si può davvero essere ancora più vicini a quanti nelle forze dell’ordine e nella magistratura stanno facendo di tutto per individuare e colpire tutti i colpevoli».
Cronaca
«Non c’è nulla da minimizzare, c’è di che essere preoccupati»
Il Comitato per la salute pubblica interviene sui fatti di metà giugno
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