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Francesca Galizia: «Potenziare le tutele per la salute e la sicurezza sul lavoro»

La Redazione
Lavoro nei campi
La parlamentare riflette sulla tragica morte nei campi di Camara Fantamadi
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La drammatica morte di Camara Fantamadi, stroncato da un malore dopo ore di lavoro sotto il sole cocente nel brindisino, ha indotto il presidente della Regione Michele Emiliano a emettere una ordinanza che vieta di lavorare nei campi dalle 12,30 alle 16. L’ordinanza è stata l’occasione per una seria riflessione su quelle che sono le lacune in materia di sicurezza sul lavoro. 

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Una riflessione a cui non si è sottratta l’onorevole Francesca Galizia. «Le aziende a volte tenderebbero a trascurare la sicurezza dei propri lavoratori in favore di una percezione di maggiore resa produttiva – scrive la parlamentare in un comunicato –  Rispettare le normative sulla sicurezza e salute dei lavoratori e allo stesso tempo ottimizzare la produttività sono due concetti che possono e devono essere entrambi prioritari per un’azienda. Occorre mettere i dipendenti nelle condizioni di sicurezza perché possano essere produttivi: una scarsa alleanza tra sicurezza e produttività influisce indubbiamente negativamente sulla vita di un realtà aziendale e sulla collettività». 

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Produttività, profitto, sicurezza, non sempre vanno d’accordo. Soprattutto nell’ambito dei lavori stagionali e ancor di più nel settore agricolo, con la mano d’opera che troppo spesso è gestita dal caporalato, con i lavoratori sottopagati e messi in condizioni di lavorare che sono al limite della umanità. «Da tempo – prosegue la nota della deputata – l’erosione dei diritti sul lavoro ha reso i lavoratori molto più vulnerabili, soprattutto sul piano della sicurezza, troppo spesso vista come una spesa, con morti ed infortuni sul lavoro che continuano ad aumentare di giorno in giorno. Il comparto agricolo e, dunque, il lavoro nei campi in particolare figura come ambito nel quale si registra una percentuale sempre molto sostenuta di infortuni e decessi, anche a causa di fattori climatici e ambientali. A tale riguardo l’ordinanza anticaldo in Puglia andava fatta, ma già da tempo, e va lanciata anche in altre regioni italiane come la nostra, spesso caratterizzata da estati particolarmente torride che rendono alcune attività lavorative svolte all’aperto molto rischiose». 

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E in quella sorta di guerra tra poveri, il cui campo di battaglia è la campagna, i cantieri edili e tutte le attività all’aperto, dove la manodopera reclutata spesso è sconosciuta agli enti preposti ai controlli, a essere vittime sono in gran parte stranieri, costretti dal bisogno ad accettare qualunque condizione lavorativa. «La pratica del caporalato – scrive l’Onorevole – oltre a causare un mancato gettito contributivo stimato intorno ai 600 milioni di euro all’anno e a finanziare il business delle agromafie, il cui valore ammonta a 4,8 miliardi di euro, pone gravi rischi per i braccianti. Gli infortuni sono comuni con il 72% dei lavoratori che presenta malattie che prima della stagionalità non si erano manifestate e sono tragicamente diffuse le morti sul lavoro: nei precedenti sei anni sarebbero morti oltre 1500 lavoratori agricoli, italiani e stranieri». 

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Ci sono dei passi da fare perché tutto questo abbia fine. E a questo ci deve pensare la politica. «È necessario avviare attività finalizzate alla costruzione di una rete di competenze e conoscenze diffusa, per poter potenziare e migliorare le condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro – conclude la Galizia – Nel quadro degli interventi da mettere in campo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori è importante, infatti, valorizzare il ruolo della conoscenza e della prevenzione, educando e sensibilizzando tutti gli attori coinvolti sugli aspetti del lavoro sicuro e sul ruolo fondamentale della collaborazione tra tutte le parti coinvolte, per rendere efficaci le disposizioni normative in materia».
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martedì 29 Giugno 2021

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