25. Finocchio e ladro
Ehi, finocchio d’un Tallo! Sei più flaccido del pelo d’un coniglio
o della midollina d’un’oca o del lobo d’un orecchio
o dell’uccello moscio d’un vecchio o di una ragnatela marcia,
e insieme, Tallo, più rapinoso d’una impetuosa tempesta
[…].
Ridammi il mio mantello, quello che m’hai rubato,
e il fazzoletto ispanico e i ricami di Bitinia,
che vai mostrando in giro, fesso, come fossero tuoi di famiglia.
Staccali dalle tue unghiacce e ridammeli,
se non vuoi che la tua natichetta lanosa e le mani mollicce
siano marchiate a fuoco, vergognosamente, a colpi di frusta,
e poi ti metta a ballare sgraziatamente come una barchetta
sorpresa al largo in mezzo al mare da un vento furibondo.
39. Un dentifricio barbaro
Egnazio, siccome ha i denti sbiancati,
ride sempre e dappertutto. Se si trova
a una udienza processuale, quando l’avvocato cerca di strappare il pianto,
lui invece ride. Se al funerale di un bravo ragazzo
tutti piangono quando la madre piange il suo unico figliolo,
lui invece ride. Per qualunque motivo, dovunque si trovi,
qualunque cosa faccia, lui ride. C’ha questa malattia,
una malattia mica elegante e, credo, neanche civile.
Per cui, mio buon Egnazio, mi corre l’obbligo di metterti in guardia.
Quand’anche fossi un romano de Roma o un sabino o un tiburtino
o un parsimonioso umbro o un grasso etrusco
o un bruno e dentuto Lanuvino
o un subalpino – per toccare anche i miei parenti –
o di qualunque paese vuoi, dove si denti si lavano a modo,
pure io non vorrei che tu ridessi sempre e dappertutto:
non c’è cosa più idiota di un riso idiota.
Ah, ma tu sei un celtibèro, e in Celtiberia,
col piscio che uno ha fatto, con quello si usa strofinarsi la mattina
i denti e le gengive fino a farle sanguinare,
per cui tra voi, quanto più sono lustri i denti,
tanto più piscio si sbandiera che hai bevuto.
41. Pretese esagerate
Ametina, una ‘ragazza’ da tutti fottuta,
da me ha preteso diecimila sesterzi tondi tondi,
sì, quella ‘ragazza’ col naso bruttarello,
amante del bancarottiere di Formia.
Parenti che avete in tutela quella ‘ragazza’,
riunite amici e dottori:
non è sana di mente quella ‘ragazza’, non ha l’abitudine
di interrogare uno specchio e vedersi com’è.
Traduzione di Franco Martini