Un ennesimo scippo è stato perpetrato ai danni del Sud. Dal fondo perequativo di 4,6 miliardi di euro, destinati alle infrastrutture voluto dal Governo Conte Bis e ribadito da Draghi durante il suo mandato, sono rimasti solo 700 milioni. Per altro disponibili solo a partire dal 2027. I fondi previsti nel triennio 2024-26 sono stati destinati alla copertura di altre misure d’intervento. In buona parte, oltre 2,5 miliardi di euro alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. La denuncia, accompagnata da un nutrito dossier, arriva dal presidente Michele Emiliano nel corso della conferenza delle Regioni. Inizialmente i fondi messi a disposizione sarebbero serviti alla realizzazione di infrastrutture per i trasporti, per le reti idriche, per le scuole e la sanità. Ma con la Finanziaria, il Governo Meloni ha prelevato dal fondo i fondi poi destinati al ponte sullo stretto a cui si aggiungono 191 milioni già spesi e 900milioni da utilizzare nel triennio in corso. Per Salvini, che ha risposto sull’argomento alla Camera, i prelievi sono «contabili e non sostanziali», adducendo anche che l’iter di assegnazione delle risorse «non era affatto definito». Per il vicepremier le risorse sono comunque «salvaguardate dall’insieme dei provvedimenti normativi che il Governo sta portando avanti per superare quel divario tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale». Intanto ha destinato 2,6miliardi di euro destinati a tutto il Sud, per avviare l’apertura dei cantieri per la realizzazione di un ponte, quello sullo stretto di Messina, che non si sa se vedrà mai la luce. Intanto si va verso l’approvazione del disegno di legge Calderoli , cavallo di battaglia della Lega sin dal suo nascere, che oggi addolcisce i suoi obiettivi di secessione, convertendoli in autonomia differenziata. Naturalmente nel silenzio dei Senatori, Onorevoli e rappresentanti del Governo, eletti al Sud.